Palazzo Abatellis, dall’aristocrazia a museo di fama mondiale

Di ritorno a Palermo, dopo i servigi militareschi prestati in Spagna sotto Ferdinando il Cattolico, il nobile Francesco Abatellis, fece edificare una magnifica dimora nel quartiere della Kalsa, non lontano dal mare e dall’antica “Cala”, una piccola insenatura situata nel cuore della città e che ospita al giorno decine di barche, grandi e piccole.

Il palazzo del 1495, opera di Matteo Carnilivari, all’epoca attivo a Palermo in cui attendeva ai lavori di palazzo Aiutamicristo, e splendido esempio d’architettura gotico-catalana, era la residenza di Francesco Abatellis (Patella o Albatelli o Abbatelli, corrotto in Abatellis), maestro Portolano del Regno.

Il potente Mastro Portulano inneggiava alla costruzione di un grande palazzo che potesse finalmente rispecchiare la sua autorevolezza e il suo prestigio, quindi non poteva lasciarsi sfuggire l’opportunità di approfittare della presenza in città del famoso architetto e avvalersi del suo talento progettuale.

Guglielmo Ajutamicristo, però, completate rapidamente le opere di fondamenta del suo palazzo, reclamò i servizi del grande architetto facendo valere il suo diritto di priorità. Così nel gennaio del 1491 il Carnalivari, sebbene a malincuore, fu costretto ad abbandonare il cantiere di palazzo Abatellis per passare a quello di palazzo Aiutamicristo dove operò fino al 1493. 

Il grande edificio fu, quindi, ultimato con l’intervento di altri maestri, Bernardo da Fossato e Domenico Raimondi, i quali si impegnarono a completare i lavori iniziati dal Carnalivari: nel 1495 la costruzione del palazzo poté finalmente considerarsi ultimata.

Il grande palazzo, in pietra squadrata, con con finestre e portali intagliati, ornato dai prestigiosi stemmi con il grifo degli Abatellis, fu costruito in soli cinque anni, tra il 1490 e il 1495. Ma ben presto, estintasi la famiglia Abatellis, ed essendo senza eredi, la nobile dimora divenne monastero domenicano e già nel 1535 fu aggiunta la chiesa, necessaria agli uffizi delle monache, oggi celebre perché esposto il grande “Trionfo della Morte“.
Danneggiato durante l’ultimo conflitto e dopo diversi restauri, il palazzo divenne, finalmente, un museo e nel 1954 vi fu inaugurata la Galleria Nazionale della Sicilia, qui confluirono dipinti, sculture e manufatti per lo più provenienti dalle ormai soppresse Corporazioni Religiose o da private collezioni, precedentemente ospitati presso l’allora Museo Nazionale insieme a raccolte archeologiche ed etnografiche.

L’allestimento curato da Carlo Scarpa, per il quale Palazzo Abatellis è noto in tutto il mondo, è estremamente conteporaneo e vicino a quel nuovo concetto di museo affermatosi in Italia nel dopoguerra, che prevedeva la piena fruibilità di opere accuratamente scelte in accordo col contenitore architettonico. Il palazzo ed il museo che esso contiene vivono così in
equilibrio “l’uno nell’altro in armonia vicendevole” secondo le parole dell’allora Soprintendente Giorgio Vigni. La luce naturale che entra dalle grandi aperture e i punti di osservazione suggeriti mettono in risalto le qualità dei dipinti e delle sculture.

Le soluzioni espositive, mai invadenti nei confronti delle opere esposte, l’uso raffinato dei materiali, l’accurata progettazione dei supporti e la cura dei dettagli hanno fatto approdare Palazzo Abatellis direttamente nella storia dell’architettura. Celebre il riconoscimento di Walter Gropius nel 1967 che lo definì: “Un capolavoro. La miglior ambientazione di museo che mi sia mai capitato di incontrare in tutta la vita”.

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Testo di Paola Chirico


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